Anticipare la transizione nel mercato, costruire task-force che coinvolgano i governi, misurare l'impatto delle politiche attraverso la condivisione di dati minimi per tutti, stimolare nelle catene del lusso italiane l'impegno ad essere "un'avanguardia della sostenibilità": sono queste le raccomandazioni rivolte alle Istituzioni e ai protagonisti della filiera fashion che sono emerse dal convegno.
Come ha spiegato Carlo Cici, Head of Sustainability Practices di Ambrosetti, la società che ha presentato il "Rapporto sulla Sostenibilità" consultando, tra le varie fonti, oltre 2.500 bilanci di aziende, "Quel che non si misura non si può studiare. Per questo è importante raccogliere dati per capire che impatto possono avere le politiche applicate alla sostenibilità, anche avviando la raccolta su un set di dati minimi: i salari minimi, il consumo di acqua, di prodotti chimici e le emissioni di gas serra".
"L'impegno delle aziende deve essere prioritario - ha continuato Arcangelo D'Onofrio nel suo articolato intervento - I marchi italiani e francesi devono essere i primi nella tracciabilità e nella trasparenza, non c'è più spazio per un lusso che non sia consapevole della necessità di una transizione ecologica, non più rinviabile".