Blockchain e Impatto Ambientale
Blog 30/05/2022

Blockchain e Impatto Ambientale

L’impatto ambientale delle blockchain di Bitcoin può essere davvero alto, ma esistono criptovalute green.

30/05/2022

L’impatto ambientale delle blockchain di Bitcoin può essere davvero elevatissimo: ‘colpa’ del mining fondato sulla proof-of-work, che comporta dispendi di energia ed emissioni di CO2 a livelli stratosferici.

Tuttavia buona parte delle criptovalute di ultima generazione stanno abbandonando questo sistema a favore di altri più ecosostenibili, con l’obiettivo di realizzare una moneta virtuale green ed ecologica.

Blockchain e Bitcoin, a cosa servono e quali sono i vantaggi

La Blockchain è strettamente legata ai Bitcoin, prima moneta digitale rilasciata nel 2009: questa criptovaluta, infatti, fonda il suo funzionamento proprio sull’utilizzo di un nuovo tipo di registro distribuito, ovvero sulla tecnologia Blockchain.

 

A cosa servono Blockchain e Bitcoin?

Bitcoin nasce come moneta virtuale crittografica che consente agli utenti transazioni peer-to-peer senza bisogno di intermediari e non sottoposte ad autorizzazioni o controlli da parte di alcuna autorità centrale; la legittimità delle transazioni è determinata dalla stessa rete.

Blockchain, stando ad esempio alla definizione di Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, “sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi e consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni (per esempio transazioni) in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica”.

Operativamente, Blockchain è una tecnologia che si basa su un registro distribuito, che può cioè essere gestito grazie alla collaborazione dei partecipanti alla Rete, rispondendo in primo luogo a necessità di disintermediazione e decentralizzazione: in un sistema di questo tipo, banche, istituti finanziari, notai etc potenzialmente esauriscono le loro funzioni.     

Oltre a questo, la tecnologia Blockchain annovera tra i suoi vantaggi anche tracciabilità dei trasferimenti, trasparenza e verificabilità, immutabilità del registro e programmabilità dei trasferimenti.

 

The Blockchain is closely linked to Bitcoins, the first digital currency released in 2009: this cryptocurrency, in fact, bases its operation precisely on the use of a new type of distributed ledger, that is, on the Blockchain technology

Breve storia delle criptovalute, tra hipe mediatico, Crypto Winter e nuova ascesa

Dopo la loro nascita, le criptovalute hanno conosciuto un clamoroso hype mediatico che ha cominciato a declinare nel 2018, quando un crollo di capitalizzazione ha determinato il c.d. ‘Crypto Winter’.

In particolare, a mettere in crisi la tenuta delle criptovalute intervennero allora tre fattori fondamentali:

  1. il rischio di diventare facile strumento di speculazioni finanziarie,
  2. la lentezza nelle transazioni,
  3. il consumo troppo elevato di energia nel mining, ovvero durante il processo di validazione della rete di Bitcoin.

Un ‘inverno’ durato relativamente poco, se si considera che nel corso del 2021 le criptovalute sono tornate a volare: la società ChainAnalysis ha infatti messo in luce come tra fine 2019 e metà 2021 l’utilizzo delle criptovalute sia cresciuto del +2500%.

Non ha mai conosciuto fasi di down, invece, la tecnologia che è alla base delle criptomonete: la blockchain infatti non solo è in continua evoluzione, ma sempre più aziende vi guardano con interesse e attenzione riconoscendovi una delle più rivoluzionarie tecnologie di questi anni.

 

Dove vengono conservati i Bitcoin/ le criptovalute?

 

I Bitcoin sono una moneta virtuale, in quanto tale non emessa da alcuna banca centrale (meccanismo questo messo in dubbio nel g7 di Washington dell’ottobre 2021, durante il quale si è parlato di Central Bank Digital Currency, ovvero è stata affrontata l’eventualità che le banche centrali possano emettere criptovalute).

Esistono comunque dei database condivisi all’interno dei quali i Bitcoin vengono conservati e che, grazie a sistemi di crittografia, tengono traccia delle transazioni, generano nuove monete e le attribuiscono ai proprietari.

Le criptovalute vengono poi conservate in un portafoglio virtuale e salvate in un wallet specifico cui è associata una chiave privata che permette al proprietario dell’indirizzo di controllare il proprio ‘conto’, nonché di ricevere ed effettuare pagamenti e transazioni.

Esistono molti tipi di portafogli, con caratteristiche diverse a seconda delle esigenze del detentore; solo per citarli, esistono full wallet, lightweight wallet, hardware wallet, paper wallet, hot wallet e cold wallet, HD wallet, portafogli SPV.

Perché le Criptovalute inquinano?

Perché le Criptovalute inquinano?

Nonostante si tratti di monete virtuali, le criptovalute hanno un impatto sull’ambiente davvero significativo: recenti analisi hanno rivelato come il consumo medio di energia per una singola transazione Bitcoin nel 2022 potrebbe essere pari a diverse centinaia di migliaia di transazioni con carta VISA (statista.com).

Ma in che modo le criptovalute inquinano? La causa del loro impatto ambientale va ricercata nel processo di ‘mining’(estrazione), attraverso il quale i c.d. ‘minatori’ -stiamo parlando di vere e proprie fabbriche specializzate in questo settore- ‘estraggono’ Bitcoin da computer ad alta potenza collegati alla blockchain.

I computer partecipano ad una sorta di corsa computazionale, tentando di risolvere continuamente calcoli matematici complessi: chi vince la gara, ottiene in cambio Bitcoin.

I processori di queste macchine consumano enormi quantità di energia e in particolare di combustibili fossili che, come sappiamo, sono una fonte importante nella generazione di energia elettrica.

 

 

Artista: DesignGeo

Quanto inquina una Blockchain e quale è il suo impatto ambientale

La tecnologia alla base della blockchain di Bitcoin è definita ‘proof-of-work’: come abbiamo visto, alla base del suo funzionamento c’è la necessità di utilizzare computer sempre più potenti per aumentare le probabilità di vincere la gara.

L’impatto energetico di questa tecnologia è quindi devastante, come hanno dimostrato numerosi studi secondo i quali le emissioni di carbonio generate nel processo di mining eguagliano le quantità di nazioni intere, come ad esempio Nuova Zelanda e Argentina.

Nel febbraio di quest’anno, un paper di Banca d’Italia ha rilevato come la blockchain alla base di Bitocoin consumi una quantità di energia davvero impressionante, con un impatto sulle emissioni di CO2 40.000 volte superiore rispetto ad esempio al sistema ‘instant’ di pagamento adottato dalla BCE per l’euro (TIPS, Target instant payment settlement).

Tuttavia, come vedremo a breve, non tutte le blockchain inquinano allo stesso modo, ed è possibile parlare di ecosostenibilità anche in questo caso.

Alla ricerca di criptovalute meno energivore

Se non fossero bastate considerazioni di natura etico-ambientale a rendere evidente il problema dell’enorme dispendio energetico delle criptovalute, nel maggio del 2021 un semplice Tweet ha scoperchiato il vaso di Pandora.

Elon Musk, il fondatore di Tesla che conta sul social oltre 90 milioni di follower e che solo pochi mesi prima aveva investito 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin, ha annunciato che Tesla non avrebbe più accettato pagamenti in Bitcoin a causa dell’eccessivo consumo energetico necessario al mining delle criptovalute, con relative ricadute sull’ambiente.

A questa dichiarazione era seguito un’immediato crollo dei Bitcoin di oltre il 10%.

Già qualche mese prima anche Bill Gates, fondatore di Microsoft, aveva evidenziato l’impatto negativo del mining di Bitcoin sull’ambiente.

Insomma, una crescente sensibilità degli operatori sul tema ambientale e i numeri effettivamente impressionanti del costo ambientale del mining, hanno fatto sì che alcune criptovalute stiano tentando di    reinventare i loro protocolli di funzionamento e di implementare l’utilizzo di energie rinnovabili.

Da proof-of-work a proof-of-stake

Come abbiamo visto, la tecnologia proof-of-work, alla base di criptovalute come Bitcoin, è la più dispendiosa e inquinante da un punto di vista energetico.

Un cambio nel protocollo di funzionamento del mining può generare grandi risparmi in termini energetici: il sistema verso il quale puntare è ad esempio quello ‘ proof-of-stake’, che non premia la corsa computazionale bensì comporta che i nodi che partecipano alla blockchain vengano selezionati casualmente.

Una blockchain basata sulla proof-of-stake consuma infatti una quantità di energia notevolmente inferiore: questo meccanismo richiede, per ogni transazione, meno dell’1% dell’energia impiegata dai Bitcoin.

Ethereum ad esempio, la seconda criptovaluta più diffusa al mondo dopo Bitcoin, sta effettuando il passaggio dal sistema proof-of-work a quello proof-of-stake, e in generale sono diverse le criptovalute alternative a Bitocoin che utilizzano questo sistema per validare le proprie transazioni.

Non solo proof-of-stake, però: nel corso del tempo sono stati sviluppati altri sistemi che puntano sulla riduzione dell’impatto sull’ambiente come ad esempio il proof-of-history utilizzato da Solana.

Quali sono le Criptovalute green?

Sono quelle che si caratterizzano per consumi energetici bassi, il cui funzionamento si fondi principalmente su fonti rinnovabili e che siano in grado di non produrre scarti.

Sono green, o ecologiche, le criptovalute che appartengono a due macrofamiglie: quelle a basso consumo, che offrono i servizi di una blockchain classica ma con consumi energetici bassi, e le criptovalute nate con scopi ecologici.

Il sito www.criptovaluta.it, magazine online interamente dedicato al mondo delle criptovalute, ha stilato una lista con le 7 migliori criptovalute ecologiche:

- Cardano

- IOTA

- Ripple

- Stellar

- Tron

- Eos

- Hedera Hashgraph

Un peso importante nell’attenzione degli operatori a criptovalute green ed ecologiche potranno certamente averlo anche i governi con policy pubbliche destinate a disciplinare il settore e ad indirizzare l’industria del mining verso scelte più sostenibili.