ReCommerce
Blog 08/01/2021

ReCommerce

Le vendite di abbigliamento ed accessori ‘second hand’ sta esplodendo. Un fenomeno che potrebbe aiutare a risolvere la crisi della sostenibilità nel settore Fashion.

A fianco una unità di stoccaggio per gioielli in uno dei magazzini di ‘The Real Real’

08/01/2021

Nel corso del 2020 abbiamo assistito ad uno “shift” che ha portato la Generazione Z ad emergere sempre più attraverso tratti distintivi e nuove abitudini, confermando la propria rilevanza come grande consumatore del lusso.

Il passaggio di testimone generazionale ha contribuito a promuovere nuove culture e sottoculture, portando alla luce la necessità di nuovi modelli aspirazionali e nuove tipologie di attivismo, che impattano direttamente sui modelli di consumo.

All’interno di questo contesto, una forza enorme sta rimodellando l’industria del lusso: il mercato di abbigliamento ed accessori di seconda mano.

Secondo un recente rapporto, si prevede che il valore del mercato second hand per la sola categoria abbigliamento crescerà negli Stati Uniti nei prossimi 10 anni – da 28 miliardi di dollari del 2019 a 80+ miliardi di dollari nel 2029 – e questo all’interno di un mercato che complessivamente vale 379 miliardi di dollari. Nel 2019, il mercato second hand di abbigliamento è cresciuto 21 volte più velocemente rispetto alle vendite Retail della stessa categoria.

Ancora più trasformativo è il potenziale che l’abbigliamento second hand ha di alterare drasticamente l’importanza del fast fashion, un modello di business caratterizzato da abbigliamento economico e usa e getta emerso all’inizio degli anni 2000, incarnato da marchi come H&M e Zara. Il fast fashion è cresciuto in modo esponenziale nei due decenni successivi, alterando in modo significativo il panorama della moda producendo più capi di abbigliamento, distribuendoli più velocemente e incoraggiando i consumatori ad acquistare in eccesso a prezzi bassi.

Mentre il fast fashion dovrebbe continuare a crescere del 20% nei prossimi 10 anni, l’abbigliamento di second hand è destinata a crescere del 185%.

In qualità di solution provider che operano primariamente in ambito fashion,  osservatori dei fenomeni di consumo e promotori di dinamiche per la sostenibilità, noi di Temera riteniamo che questa tendenza nel mercato di second hand abbia il potenziale per rimodellare l’industria della moda e mitigare l’impatto ambientale dannoso del settore sul pianeta.

The next big thing.

Il mercato dell’abbigliamento di seconda mano è composto da due categorie principali, negozi di usato e piattaforme di rivendita (recommerce). E’ quest’ultima che ha contribuito ad alimentare in modo concreto il recente boom.

L’abbigliamento usato è stato a lungo percepito come logoro o contaminato, una scelta naif di indossare prodotti di ricerca oppure occasioni per cacciatori d’affari: a volte il riacquisto di prodotti esclusivi o  di serie limitate si è rivelato addirittura foriero della creazione di veri tesori. Questa percezione è progressivamente cambiata e ora molti consumatori considerano gli indumenti di seconda mano di qualità identica o addirittura superiore a quelli mai indossati. È emersa anche una tendenza del “fashion flipping”, ovvero l’acquisto di abiti second hand e la successiva rivendita, soprattutto tra gruppi di consumatori molto giovani, meno legati all’idea di “possesso” e più inclini al concetto di “utilizzo”.

Grazie alla crescente domanda dei consumatori e alle nuove piattaforme digitali come Tradesy, Poshmark, Depop o l’italiana Armadio Verde che facilitano lo scambio peer-to-peer di abbigliamento quotidiano, il mercato della rivendita digitale sta rapidamente diventando la prossima grande novità nel settore della moda.

Più in generale il mercato del second hand è divenuto consistente per tutti i beni di lusso. Reseller quali The RealReal o Vestiaire Collective forniscono un mercato digitale per il lusso ‘pre-owned’ qualificato, dove le persone acquistano e vendono brand quali Louis Vuitton, Chanel ed Hermès, solo per citarne alcuni. Senza considerare il recente accordo diretto tra la piattaforma The Real Real ed il brand Gucci.

Non possiamo trascurare inoltre che la tendenza di acquisto per l’abbigliamento di seconda mano sembra essere guidata anche dall’accessibilità economica, soprattutto in questo periodo, durante la crisi avvenuta in conseguenza alla pandemia. I consumatori non solo hanno ridotto il loro consumo di articoli non essenziali come l’abbigliamento, ma stanno acquistando più capi di qualità rispetto a quelli economici e usa e getta.

Per i rivenditori di abbigliamento, la continua contrazione economica combinata con il crescente interesse per la sostenibilità si è dimostrata una combinazione vincente.Il CEO di RealReal Julie Wainwright in uno dei magazzini dell'azienda

Un consumatore più consapevole

L’industria Fashion è stata in alcune occasioni associata a problemi di reputazione sia sotto il profilo sociale che ambientale. Alcuni “scandali” hanno acceso le contestazioni da parte dei consumatori mettendo in luce un ingiusto trattamento dei lavoratori nella filiera; d’altro canto molte sono le ricerche che dimostrano come l’inquinamento e ai rifiuti generati dalla produzione di abbigliamento abbiano raggiunto un peso sempre meno sostenibile per il pianeta.

Meno dell’1% dei materiali utilizzati per realizzare capi di abbigliamento viene attualmente riciclato per creare nuovi prodotti, una perdita annuale di 500 miliardi di euro di materie prime. L’industria tessile produce più emissioni di carbonio rispetto alle compagnie aeree e marittime messe assieme E circa il 20% dell’inquinamento idrico in tutto il mondo è il risultato delle acque reflue provenienti dalla produzione e dalla finitura dei tessuti.

I consumatori sono diventati più consapevoli dell’impatto ecologico della produzione di abbigliamento e chiedono sempre più spesso ai brand di espandere il loro impegno per la sostenibilità. L’acquisto di abbigliamento di seconda mano potrebbe fornire ai consumatori un modo per respingere il sistema fast-fashion.

L’acquisto di capi second hand aumenta il numero di utilizzatori di un prodotto, allungandone la vita – pratica che è stata drasticamente ridotta nell’era del ‘Fast Fashion‘. Non a caso, in tutto il mondo, negli ultimi 15 anni, il numero medio di volte in cui un indumento è stato indossato prima di essere cestinato è diminuito del 36%.

Il prodotto di lusso, scambiato nel mercato dell’usato, mantiene il suo valore nel corso del tempo, a differenza dei prodotti fast fashion, grazie ad una iconicità del design ed alla qualità intrinseca della manifattura.

E’ questo il motivo per cui l’acquisto di un capo di abbigliamento di seconda mano di alta qualità è teoricamente una vittoria ambientale. Sebbene, trattandosi di un fenomeno recente, ci siano anche detrattori che sostengono come il mercato dell’usato possa incoraggiare effettivamente un eccesso di consumo, ampliando l’accesso all’abbigliamento di lusso a buon mercato.

Una ricerca condotta da Hapres® the Journal of Sustainability ha delineato tramite interviste ai consumatori come ancora permanga un certo livello di “sfiducia” nei confronti dei venditori, legato alla necessità di qualificare il prodotto originale rispetto al fake.

Le piattaforme che desiderano posizionarsi per riorientare il comportamento di consumo dovrebbero farlo in modo più marcato, possibilmente implementando le caratteristiche delle proprie estensioni social per guidare in modo più significativo l’interazione e l’organizzazione peer-to-peer; ad esempio, l’utilizzo di queste funzionalità per aiutare gli utenti a mostrare la propria affidabilità, oltre il sistema di revisione standard, o per facilitare la chat online su un prodotto in questione.

Le soluzioni che Temera può mettere in campo sono molte. I clienti del lusso che utilizzano la tecnologia NFC inserendo dei tag solidali all’interno dei propri prodotti, sono in grado di trasmettere integrità e fiducia nei confronti dell’autenticità del prodotto acquistato. Inoltre l’utilizzo della Blockchain e l’abilitazione di wallet personali per i clienti del lusso potrebbe dare vita allo scambio (parallelo alla cessione del prodotto fisico) dei ‘digital twin‘ trasferendo in tutto e per tutto un certificato di proprietà.

Siamo di fronte ad un fenomeno maturo, pronto ad alimentare un mercato promettente sia dal punto di vista economico che dei risvolti sociali ed ambientali. La socialità di queste piattaforme sarà un elemento cruciale nel progresso di un comportamento verso fini più sostenibili.