Sostenibilità e moda: come la tecnologia e il mercato dell'usato stanno guidando il cambiamento
Blog 18/04/2023

Sostenibilità e moda: come la tecnologia e il mercato dell'usato stanno guidando il cambiamento

18/04/2023

La sostenibilità è un tema sempre più all'ordine del giorno per le imprese del lusso e della moda. Lo afferma Evan Sheehan, esperto di retail e distribuzione, nel presentare l'ultimo Sustainability Report di Deloitte (2023). La grande novità nella moda è l'ingresso di player che lavorano sull'"usato", il riciclo, mettendo a confronto l'attitudine a conservare i beni, propria delle persone, con le innovazioni tecnologiche che aiutano a farlo. Sono quattro le aree che emergono come punti-chiave: l'importanza del mercato delle "rivendite", la necessità di integrare le pratiche di sostenibilità nella supply chain delle aziende, il ruolo che la tecnologia ricopre nella tracciabilità e l'adesione a normative e a quadri ESG correlati (acronimo per Enviromental, Social and Governance) che forniscono alle imprese una guida per organizzare e presentare ai propri stakeholder ciò che stanno facendo a favore dell'economia circolare.

Le aziende nei settori dei consumi continuano a vedere l’attenzione al cambiamento climatico come uno dei principali driver a determinare un nuovo modello di scelta da parte dei consumatori, che sono sempre inclini ad investire in brand attenti alle tematiche ambientali. Nel CxO (acronimo che sta per Chief Experience Officer, i responsabili nelle aziende dell'esperienza del cliente) Sustainability Report 2023 di Deloitte, il 54% dei dirigenti intervistati ha dichiarato che il proprio investimento nella sostenibilità è aumentato nell'ultimo anno e il 19% ha affermato che gli investimenti erano aumentati prima di allora. Gli stessi dirigenti ritengono che questi temi abbiano un impatto sulle aziende: il 49% degli intervistati è convinto che il cambiamento dei modelli di consumo sia uno dei problemi principali (l'anno prima, al contrario, le preoccupazioni erano incentrate sull'impatto dei processi industriali, sull'incertezza normativa e politica e sulla complessità operativa). Il 71% dei dirigenti delle industrie di consumo ha affermato di aver avvertito una forte pressione da parte dei propri clienti e consumatori affinché prendessero posizione sul cambiamento climatico. Il 59% dei CxO nelle industrie di consumo ritiene che i loro attuali sforzi per la sostenibilità stessero avendo un effetto positivo sul loro marchio e sulla sua reputazione, un aumento rispetto al 50% dell'anno precedente. Tuttavia, resta la difficoltà nel misurare l'impatto ambientale e le imprese che compiono sforzi verso una maggiore sostenibilità hanno sempre più bisogno di strumenti e processi di tracciamento della filiera che le aiutino in un periodo a medio lungo termine. La novità che emerge è la preferenza dei consumatori verso opzioni di acquisto sostenibili. Sono sempre di più le persone disposte ad acquistare beni usati, perché la considerano una scelta più ecologica rispetto all'acquisto di merci nuove di zecca. Man mano che i consumatori diventano più consapevoli delle conseguenze ambientali negative del fast fashion e di altri beni di consumo, il mercato della rivendita per categorie di prodotti come abbigliamento e mobili continua a crescere, alimentato da uno spostamento verso un consumismo eco-consapevole.

L'Holiday Retail Survey 2022 di Deloitte Global ha rilevato che il 32% dei consumatori con sede negli Stati Uniti aveva in programma di acquistare articoli di rivendita durante le festività natalizie, come misura di risparmio sui costi. Tra le categorie preferite per l'acquisto di beni usati, l'abbigliamento è in cima alla lista (51%), seguita dalla categoria giocattoli e hobby (40%). Diversi rivenditori stanno entrando nel mercato dei beni usati introducendo marketplace specializzati. Tre opzioni sono attualmente utilizzate per le rivendite: nella prima, i consumatori possono rivendere il loro prodotto al rivenditore da cui l'hanno acquistato, per guadagnare crediti in negozio. Il rivenditore vende quindi l'articolo ricondizionato sulla propria piattaforma ad altri clienti: per esempio, Nike ha lanciato nel 2021 il programma “Nike Refurbished”, attraverso il quale rivende le sneaker restituite dai clienti entro sessanta giorni dall'acquisto. Le scarpe da ginnastica vengono ispezionate e classificate come "indossate per un giorno o due", "indossate delicatamente" o "difettose esteticamente", prima di essere pulite e rivendute a un prezzo inferiore rispetto alle originali. Nella seconda opzione, i consumatori possono vendere i beni di loro proprietà ad altri consumatori direttamente attraverso mercati facilitati dai rivenditori, in un modello peer-to-peer. Nella terza opzione, i consumatori possono vendere i loro prodotti direttamente ad altri consumatori attraverso mercati di rivendita popolari come ThredUp e The RealReal, con i quali i rivenditori di solito hanno un rapporto da "terze parti". Per esempio, marchi di lusso come Gucci e Balenciaga, parte di Kering SA, hanno collaborato conThe RealReal per facilitare la rivendita dei loro prodotti.

Un’altra tematica che sta catalizzando l’attenzione nel settore è il greenwashing. Poiché il mondo del fashion continua a confrontarsi con il suo dannoso impatto ambientale e sociale, i consumatori, le autorità di regolamentazione e gli altri stakeholder, secondo una previsione di McKinsey, esamineranno sempre di più il modo in cui i marchi comunicano le loro credenziali di sostenibilità. Per evitare il greenwashing, i marchi devono dimostrare che stanno apportando cambiamenti significativi e credibili, rispettando al contempo i requisiti normativi emergenti.
Vengono in aiuto le tecnologie che abilitano la tracciabilità e la trasparenza dei processi, prima fra tutte il Digital Product Passport che permette la registrazione, il trattamento e la condivisione elettronica delle informazioni relative ai prodotti tra le imprese della catena di fornitura, le autorità e i consumatori. Si tratta di uno strumento in grado di aiutare il produttore ad ottenere il pieno controllo della propria filiera produttiva, migliorando quindi la performance in termini di sostenibilità, e di fornire una certificazione attendibile per le istituzioni e per i consumatori finali.

Temera è un key partner nella definizione della strategia di tracciabilità dei brand nel mondo Fashion e Luxury. Grazie all’esperienza degli ultimi 15 anni sul mercato è arrivata a proporre strumenti chiave per aiutare il brand a dimostrare la propria sostenibilità ed il proprio impegno nel ridurre l’impatto ambientale. Il t!Care, strumento necessario a organizzare i supplier e tutte le informazioni relative al sourcing delle materie prime è stato lanciato già da diversi anni, arrivando ad essere integrato con tutti gli altri strumenti di tracciabilità di filiera firmati Temera; tutti questi strumenti sono stati realizzati nell’ottica di supportare un unico layer necessario a fornire tutte le informazioni obiettivo del digital product passport, la Unique ID Platform.

tre ragazzi in piedi in un campo di grano, vestiti di beige

L’azienda continua ad investire in ricerca e sviluppo per fornire ai grandi marchi soluzioni volte all’implementazione di una vera e propria economia circolare, perchè tracciabilità e trasparenza sono le nuove parole d'ordine cui occorre rapidamente adeguarsi.

Foto di Cottonbro Studio